martedì 8 maggio 2012
Per la prima volta in Spagna, Andrej Pejic ottiene la passerella grazie alla stilista di abiti da sposa Rosa Clarà.
Il top model serbo sfila con due modelli della stilista in apertura della Barcellona Bride Week. Nome della moda attuale, stile androgino lo ha portato ad essere firmato da alcuni dei più grandi stilisti attuali.
Come ti sei sentito a sfilare in abito da sposa?
Ok, è un esperienza che ho già fatto in una sfilata di moda, ma è la prima volta a Barcellona. Sono stato felice di incontrare Rosa Clarà è coraggiosa e tenace come me.
Ti senti più maschio o femmina?
Sono sia maschio che femmina, ho entrambi i lati cerco di sfruttare quello che richiede lo stilista in questione. Il mio nome è maschile ma la mia mente è doppia.
E' provocatorio?
Bhe, non nego che mi piace prendere in giro un pò, ma allo stesso tempo posso essere anche molto dolce.
Sei stato male perchè con te non sono stai buoni?
Nella vita molte cose mi sono accadute ed ho avuto qualche esperienza negativa. Per fortuna la moda è molto aperta e questa ambiguità mi ha fatto crescere come persona e professionalmente.
Cosa facevi prima?
Lavoravo come cassiere da McDonalds mi ha notato un booker di un agenzia e da li la mia vita è cambiata, due anni fà.
Come ti vedi nella vita di tutti i giorni?
Così versatile e divertente, un giorno metto i pantaloni e il giorno dopo la gonna a seconda delle situazioni che mi si ritrovano ricerco un look femminile o maschile.
Un luogo che ti piace visitare?
Ad esempio mi piace Ibiza, mi fà impazzire. Mi piace tutto ciò che riguarda l'isola, l'atmosfera, luce il cibo la gente.
Cosa stai apportando alla moda?
Sto dando una modernità che mancava, perchè rompo le barriere e amplio l'immagine di questo mondo.
Quale è il tuo stilista preferito?
Mi piaceva Alexander McQueen, mi identifico molto in lui, ora sara Burton non è male.
Cosa ti piacerebbe provare in futuro?
La televisione mi attrae molto, presentare uno spettacolo, condurre un programma, credo che potrei farlo bene. Mi piacerebbe recitare c'è l'ho nel sangue.
articolo originale:http://www.elmundo.es
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